Storia: Un Antico Potere
Giacomina è stata un’archeologa ambiziosa. Nelle sue ricerche, ha trovato numerosi riferimenti a un potente artefatto antico. I suoi colleghi continuavano a dirle che era un mito, ma Giacomina sapeva che le prove erano troppo forti. Doveva davvero esistere.
La teoria di Giacomina era che un’antica civiltà avesse nascosto l’artefatto per proteggere il mondo dal suo potere. Ma lasciarono indizi, nel caso in cui avessero avuto bisogno di ritrovarlo. Giacomina ha trovato quegli indizi, ma non si incastravano. Mancava qualcosa.
Un giorno, una giovane donna è entrata nel suo ufficio portando un’antica pergamena. “Mi chiamo Angelica,” ha detto. “La mia famiglia ha custodito questa pergamena per generazioni.”
Giacomina ha capito subito che era l’ultimo pezzo del puzzle.
“Mi ci vorranno anni per decifrarlo!” si è lamentata Giacomina.
“Io posso leggerlo,” ha detto Angelica. “Mia madre mi ha insegnato la lingua. Ecco perché vengo con te, come tua traduttrice.”
La loro ricerca li ha condotti a tombe nascoste in Egitto, grotte sottomarine in Grecia e monasteri abbandonati nell’Himalaya. In una tomba in rovina sotto Roma, un masso ha rischiato quasi di porre fine definitivamente alla ricerca di Giacomina. Angelica l’ha respinta appena in tempo.
Infine, hanno scoperto un tempio nel cuore della foresta pluviale amazzonica. La sua porta di pietra era scolpita con simboli nell’antica lingua. Angelica l’ha letta ad alta voce, e la porta si è aperta cigolando.
Tutto era buio all’interno, tranne per una strana luce. Un orbe dorato galleggiava sopra un piedistallo al centro della camera.
Giacomina ha aperto la sua borsa e ha preso l’orbe. Non appena la sua mano lo ha toccato, le è stato conferito il suo potere. All’improvviso, poteva leggere la mente di Angelica. Conosceva il suo segreto.
“Perché non mi hai detto che sei mia nipote?” le ha chiesto, stupita.
“Mi dispiace. Tu e mio padre non vi parlate,” ha detto Angelica. “Pensavo che non mi avresti parlato nemmeno tu, se avessi saputo chi sono.”
“Tuo padre ed io abbiamo litigato a causa della mia ricerca di questo artefatto,” ha confessato Giacomina, la voce soffocata dall’emozione. “Lui diceva che ero ossessionata, pazza. Non mi importava quando i miei colleghi lo dicevano. Ma mio fratello! Ero così arrabbiata… Ho detto delle cose terribili… che rimpiango.”
Angelica ha sorriso. “Ma ora dovrà crederti!”
“No,” ha detto Giacomina tristemente ma fermamente, rimettendo l’orbe sopra il piedistallo.
“Perché no?”
“Il potere di questo orbe… la capacità di leggere le menti… potrebbe creare il caos. Deve rimanere nascosto. Per sempre.”
Giacomina ha dato fuoco all’antica pergamena. Angelica non l’ha fermata, perché sapeva che aveva ragione.
Mentre le fiamme danzavano, Giacomina sapeva che non avrebbe mai potuto dimostrare la sua teoria, né al resto del mondo né a suo fratello. Ma una volta che la pergamena è sparita, ha sentito un enorme peso sollevarsi dalle sue spalle.
“È ora di tornare a casa,” ha detto con un grande sospiro. “Chiamerò tuo padre.”